domenica 10 febbraio 2013

Una strada romana - Tracce del passato.

La strada che dal Valico di Monte Spaccato scende verso la città ricalca probabilmente uno dei percorsi  che fin dai tempi più remoti si erano aperti al cammino, agli incontri e anche agli scontri degli uomini che prima frequentarono e poi si stabilirono sulle altre del Carso approfittando degli inverni miti, tipici della costa, per far pascolare le loro mandrie.
Sul soprastante Monte Calvo sono stati ritrovati i resti del muro di cinta di un castelliere, tipico villaggio fortificato dell’età del ferro (X secolo a.C.).
La strada venne ampliata in epoca romana, ai tempi di Augusto, impegnato in azioni militari contro i giapidi nel Carso Orientale.
Tergeste (Trieste) e il suo retroterra furono inserite nella X regio e poi nella provincia Venetia e Histria in diretto contatto con i popoli e le grandi direttrici del Danubio, della Drava, della Sava e dei Balcan.
Attraverso il valico dunque Tergeste fu collegata – per motivi militari, politici e commerciali – sia alla strada che proveniente dal vallo fortificato di Piro, collegava Aquileia  (strategico centro romano della regione)  a Iulia Emona (Lubiana), sia sulla strada che proveniente da Fonte Timavi (Bocche del Timavo) collegava Aquileia a Tarsatica (Fime).
Dopo le invasioni barbariche, in tempo medioevale, questa zona di campagne e di boschi era conosciuta con il nome di Bovolenta e appartenne ad alcune famiglie patrizie triestine, al vescovado e al convento delle benedettine.
Del vicino paese di Padriciano (Paderiche) e il transito pedonale su questa strada aumentò negli anni in cui Trieste si ingrandì grazie all’espansione dei traffici portuali.
Quotidianamente le donne di Padriciano (116 abitanti nel 1816) si incamminavano per vendere il latte nelle case della città.
I contenitori del latte venivano trasportati in ceste che le lattaie reggevano in testa, spesso assieme ad altri prodotti agricoli.
Solo negli anni Trenta comparvero gli asini che bardati con delle apposite bisacce, potevano trasportare fino a quattro contenitori di latte.
Per portare altri oggetti piccoli veniva usato in paese anche un carretto a due rote portato a mano, mentre il bue er impiegato per trainare i carri più grandi utilizzati per il trasporto del letame, del pietrisco e della legna.
La strada ebbe una continua manutenzione: furono realizzate diverse caditoie trasversali in pietra arenaria per drenare a valle l’acqua piovana e nei punti più esposti fu eseguita una lastricatura ai bordi con la successiva posa di paracarri. Sia in pietra arenaria che in pietra calcarea.
Questo percorso fu scelto anche dai naturalisti che salivano al Monte Spaccato per erborizzare o per camminare sul Carso.
Nel 1939 fu posizionato in prossimità della sella, a cura dell’Ente Autonomo Statale della Strada, un cippo di calcare di Aurisina di notevoli dimensioni e del peso di 7 tonnellate, che riportava un’iscrizione dell’archeologo istriano Piero Sticotti, allora direttore del Museo di storia ed Arte di Trieste: “Attraverso questo valico – sopra la valle di San Giovanni – stillate dalle sue rocce le sacre acque del Timavo – spaccata la viva rupe dal ferro dei Legionari di Augusto – fu aperta questa strada che da Tergeste – fatta colonia romana dal fondatore dell’impero – portò le aquile romane a debellare i barbari alla porta orientale d’Italia”.
Il cippo fu progettato dall’arch. Arduino Berlan, erede di una famiglia di architetti triestini e fu danneggiato dagli eventi bellici. (Oggi del manufatto originrio restano alcuni blocchi visibili scendendo la strada per un centinaio di metri dal sottopasso).
Il trasporto del latte andò scemando agli inizi degli anni Quaranta, sia a causa della realizzazione di una moderna “centrale del latte”, sia dalla comparsa dei primi mezzi motorizzati.
Secondo le ricerche del Circolo Slovan la prima moto arrivò a Padriciano nel 1935, il primo autocarro per il trasporto  nel 1947, il primo autobus di linea nel 1948 e la prima automobile nel 1951.
Negli anni 50 fu realizzata anche la nuova strada statale n. 202, meglio conosciuta come “Camionale” e la vecchia strada romana perse definitivamente la sua funzione commerciale e fu abbandonata nel decennio successivo.


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